Il primo romanzo, intitolato Meglio dirselo…, di Daria Colombo(conosciuta da tanti per il suo impegno pubblico nella stagione dei Girotondi), è la storia della vita di una donna, Lara, che ha più o meno gli anni dell’autrice, e alle spalle una giovinezza votata alla politica: insomma è un’ex sessantottina (e la cosa fa pensare che anche in questo ci sia una corrispondenza tra la donna reale e la creatura letteraria) e ha una famiglia molto impegnativa perché a un marito assente, si aggiungono due figli nell’età peggiore, cioè l’adolescenza .
Lara era uscita di casa giovanissima per andare a vivere a Milano, dove frequentava la facoltà di architettura. La sua era stata una vera e propria fuga dal clima soffocante di Parma dove una famiglia severa e conservatrice era troppo distante dalle sue richieste di ragazza ribelle. Fin dall’infanzia il suo disagio era stato forte e il suo bisogno di affetto insoddisfatto. Il racconto di quegli anni, delle prime esperienze milanesi, nasce dal ricordo di una donna che si trova alle prese con un quotidiano difficile. Il marito, Giorgio, un architetto famoso, amato appassionatamente per tanti anni, oggi le sembra del tutto indifferente ai suoi disagi e alle sue angosce.
I figli si comportano con lei in modo insopportabile e sfuggono a ogni regola, ma tutte le sue preoccupazioni al riguardo vedono ben poca collaborazione da parte di Giorgio, troppo occupato dal lavoro e cieco davanti ai rischi che i ragazzi stanno correndo.
Quando poi a tutto ciò si aggiunge la consapevolezza della malattia della madre, davvero Lara rischia di esplodere. Quella madre amata ma sempre troppo lontana da lei, oggi è malata di Alzheimer e ogni giorno che passa la vede sempre più assente. Lo sgomento davanti a questa situazione e la distanza tra Milano e Parma, la città in cui abitano i suoi genitori, rende poi tutto più difficile.
Ma tra tanti problemi, c’è qualcosa di davvero positivo: il padre, un burbero e intransigente ingegnere, da Lara sentito sempre distante, viene riscoperto dalla figlia nei settimanali incontri che i due hanno per affrontare insieme la malattia della madre e inizia a costruirsi tra loro un rapporto fatto di affetto, di consigli, di fiducia.
È davvero brava Daria Colombo nel disegnare questo passaggio dall’astio adolescenziale all’affetto adulto, così come nel presentare tutte le difficoltà di quella donna che rispecchia in tanta parte migliaia e migliaia di madri che si trovano impreparate davanti all’uragano dei figli adolescenti.
L’ultima parte del romanzo, che non anticipiamo, è drammatica e nella tragicità degli eventi è capace di modificare i rapporti, rivelando una solidità di legami che era stata messa in dubbio. Ma è sempre necessario che siano fatti esterni, magari estremi, a dare consapevolezza alle persone? perché la solitudine in cui tanti si perdono non può essere compensata dalla solidarietà di chi è accanto senza aspettare la tragedia? In ogni caso, come suggerisce nel titolo Daria Colombo, meglio dirselo…
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