Ho scritto Le nuvole per terra tra la fine dell’estate e l’autunno scorso, in un periodo in cui non avrei mai avuto il tempo di scriverlo perciò l’ho scritto lo stesso, di nascosto, che mi pare sempre il modo migliore per far venir fuori una storia. È uscito ieri, e ieri sono andata a raccontarlo a Fahrenheit, è strano dire le prime cose perché solo molto tempo dopo scopri di cosa parla veramente un libro, all’inizio, di fronte alle domande, sei da solo con quel buco nero che ti fa sospettare che se avessi saputo di cosa parlava probabilmente non l’avresti scritto.
O, per dirla con Bruno Schulz:
“Alla domanda se saprei fornire un’interpretazione filosofica delle Botteghe color cannella preferirei non rispondere. Ritengo che razionalizzare la visione del mondo contenuta in un’opera d’arte equivalga a smascherare gli attori di un dramma: fa finire il divertimento e impoverisce la tematica dell’opera. E non perché l’arte sia un rebus con una chiave nascosta, e la filosofia sia invece il medesimo rebus risolto. La differenza è molto più profonda. Nell’opera d’arte il cordone ombelicale che la collega alla totalità della nostra problematica non è ancora stato tagliato, in essa circola ancora il sangue del mistero, vene e arterie si addentrano nella notte circostante e ne ritornano cariche di un fluido tenebroso. Nell’interpretazione filosofica, invece, abbiamo solo un preparato anatomico scollegato dall’insieme della problematica. Ciononostante confesso che sarei curioso di leggere, trasporto in forma discorsiva, il credo filosofico de Le botteghe color cannella. Probabilmente si tratterebbe del tentativo di descrivere la realtà dell’opera, piuttosto che di motivarla” (intervista a Bruno Schulz di Ignacy Witkiewicz).
Tornando a volar basso sulle nuvole, in radio abbiamo fatto una lunga discussione e mi sembra che il fluido tenebroso sia rimasto al sicuro.
Allora ho scoperto che: Le nuvole per terra parla di adolescenti che non sanno a chi chiedere come si fa a sapere se si è innamorati oppure no, di adulti immaturi, di coppie eterosessuali e omosessuali che si sfilacciano, di nuvole che cadono, di qualcuno che da grande vuole fare il rabbino e di qualcun’altra che invece da bambina ha sofferto un lutto tremendo, di cosa succede ai tredicenni mentre i genitori sono impegnati a chattare con lo smartphone, ma anche di cosa succede agli adulti mentre gli adolescenti sono impegnati a guardare video pop sullo smartphone.
I protagonisti e la storia sono nati a Trieste un anno fa, mentre ero insieme a due amiche: una declamava sognante le Elegie duinesi e l’altra mi chiedeva quando avrei scritto il prossimo libro per ragazzi, perché sua figlia lo aspettava con impazienza. Quindi è un po’ tutta colpa di Rainer Maria Rilke, sia nella vita che nel romanzo, e chi lo legge scoprirà perché.
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