La forza delle donne…

In occasione della giornata contro la violenza sulle donne, la Professoressa di lettere, Giuseppa Impellizzieri, ha invitato noi alunni della 3^A, a riflettere sul significato di questa giornata per non dimenticare che “anche una di meno” fa la differenza, per non smettere mai di indignarci di fronte ai femminicidi e per non dimenticare le vittime di tanta violenza.

25 Novembre

“Non una di meno”

L’omicidio delle tre sorelle Mirabal, avvenuto il 25 novembre 1960, è stato eletto a emblema della violenza contro le donne perchè è uno degli esempi più meschini e vili di violenza compiuta contro le donne. Donne che amano, lavorano, faticano, sognano, cadono e si rialzano, ricominciano senza perdere il loro entusiasmo per la vita, donne che curano e accudiscono i loro figli e i loro mariti, donne che insegnano a vivere e ad amare; donne che soffrono con dignità e forza, che sopportano in silenzio umiliazioni e dolore. Non è facile trovare un paragone per la forza delle donne; sono rocce che la malvagità di un uomo sbagliato sgretola in mille pezzi. Le tre sorelle Mirabal andavano a trovare i loro mariti in prigione perché oppositori del dittatore dominicano Trujillo, ma furono fermate dalla polizia segreta, furono torturate, strangolate e infine gettate in un precipizio come se si fosse trattato di un incidente. Da quel 25 novembre 1960 ad oggi la violenza contro le donne non si è fermata. Nel nostro paese ogni 7 minuti un uomo stupra o tenta di stuprare una donna, ogni 3 giorni un uomo uccide una donna; negli ultimi dieci anni sono state uccise 1.740 donne, negli ultimi 5 anni 3milioni e 466 mila donne hanno dichiarato di aver subito episodi di stalking.Il Telefono Rosa registra migliaia ditelefonate ogni anno di più. Questi numeri parlano. Parlano di violenza, di odio e di sangue. Parlano di un mondo che è sempre esistito sotto gli occhi di tutti ma che in tanti sempre hanno finto di non vedere. Questi numeri hanno dei volti e delle anime, sono le donne private dell’amore e della vita. Sono le donne vittime di numerosissimi femminicidi avvenuti nel nostro paese. Facciamo un passo indietro. Nella Bibbia si dice che la donna fu creata dalla costola dell’uomo, perché nella prima creazione furono creati separatamente. Dio infatti separò il maschio dalla femmina; da questo momento si iniziarono a creare degli stereotipi come: la donna dipende dall’uomo, l’uomo è più forte quindi combatte e procura il cibo, invece la donna è più debole e fragile. La donna nell’antica Grecia non aveva neanche diritto ad una istruzione, ciò che invece oggi è scontato per noi donne. La donna nel tempo ha imparato a soffrire, a sopportare e a subire soprattutto in famiglia a causa di un padre autoritario o di un marito che la schiavizzava e quando non le serviva più la ripudiava con violenza; la donna ha imparato a soffrire anche perché doveva essere sempre bella e perfetta per piacere agli altri più che a se stessa, stretta da un fastidioso e doloroso corpetto, o con il collo incastrato dentro a numerosi anelli costretta a seguire atroci abitudini che le vengono imposte ancora oggi. Anticamente cosa mai poteva contare una fragile donna indifesa davanti a tiranni senza cuore? Ed oggi cosa mai può fare una donna contro la tirannia di un uomo inferocito e accecato dalla rabbia o dalla sua mania di supremazia? Arriviamo così fino ad oggi. Certamente sono stati fatti enormi passi avanti nella storia dell’umanità e nella evoluzione del modo di pensare e infatti nel nostro paese a uomini e donne vengono riconosciuti formalmente pari diritti. Ma nella realtà, nella vita di tutti i giorni? Nello stesso mondo dove molti confini sono stati superati, le barriere mentali rimangono nette nel cervello di alcune persone. Io dico NO alle disparità. Dico NO alla violenza. Dico NO al femminicidio. Ma purtroppo i numeri dei femminicidi aumentano. Anzi, dagli anni passati si sono triplicati. Purtroppo molte donne muoiono proprio perché non denunciano i loro mariti perché hanno paura, o a volte perché non vogliono affrontare la realtà, altre volte perché non vengono ascoltate, credute e aiutate. Ma chi usa violenza sulle donne da che sentimenti è mosso? Non dall’amore. “L’amore non lascia lividi, l’amore non è un’offesa, l’amore non è una minaccia, l’amore cura dal male ma non ne fa. L’amore NON alza le mani, ma ti prende per mano… L’AMORE NON E’ VIOLENZA!” Questa è la frase del 25 novembre che più mi ha colpita e che rimarrà nel tempo, perché queste scie indelebili di colore rosso non si possono cancellare dalla storia dell’umanità. Tante donne vengono schiacciate dalla paura e dalle braccia muscolose dei loro uomini fino a non avere più fiato per gridare. Vengono soffocate, accoltellate, distrutte dal silenzio e dall’indifferenza di chi potrebbe aiutarle. Donne uccise dai loro mariti, compagni, fidanzati, datori di lavoro, dai padri-padroni e perfino dai figli. Trovare un perché alla violenza non serve a nulla perché la violenza non può avere scusanti. Durante lo scorso lockdown tante donne si sono trovate chiuse in casa con i loro assassini, senza via d’uscita. L’Istat ha messo a confronto le chiamate al numero verde, 1522 tra marzo e giugno 2020 e quelle dello stesso periodo del 2019: sono più che raddoppiate e sono aumentate anche le richieste di aiuto via chat, passando dalle 417 del 2019 alle 2.666 del 2020. Il 44,6 per cento delle donne vittime di femminicidio aveva già denunciato il proprio aguzzino, senza esito. Tante, troppe le vittime di femminicidio:

-Lucia, giovane avvocato, sfigurata dall’acido che l’ex fidanzato le ha gettato sul viso.

-Gessica Notaro, giovane modella, sfigurata con l’acido dall’ex fidanzato.

-Giordana, giovane donna catanese uccisa dall’ex convivente, padre di sua figlia, denunciato inutilmente varie volte per stalking.

-Deborah Ballesio, uccisa dall’ex marito che aveva denunciato ben 19 volte. E’ stato condannato con patteggiamento a poco più di tre anni per stalking e danneggiamenti, dopo due anni di pena in carcere è tornato libero!

-Marianna Manduca, uccisa dall’ex marito che aveva denunciato ben 12 volte per minacce.

-Noemi Durini, morta a 16 anni, uccisa a sassate dal fidanzato. La famiglia aveva denunciato per violenza privata il ragazzo, ma non è mai servito a niente

-Immacolata Villani, morta a 31 anni, uccisa a colpi di pistola dall’ex marito davanti alla scuola elementare dove aveva appena accompagnato la figlia di 9 anni. Immacolata voleva separarsi ed era andata via da casa, intenzionata a ricostruirsi una vita lontana da quel marito violento. Anche in questo caso, Immacolata aveva già denunciato per maltrattamenti l’ex marito, ma nessuno l’aveva aiutata.

-Antonietta Gargiulo, miracolosamente sopravvissuta alla strage messa in atto dall’ex marito, carabiniere di 44 anni, che provò ad uccidere lei e le due figlie di 8 e 14 anni. Le piccole morirono sul colpo, Antonella che aveva denunciato l’uomo più volte, si salvò.

-Franca Rame, nota attrice moglie del premio Nobel Dario Fo che nel 1973, a causa del suo continuo e incessante impegno politico, è stata rapita da un gruppo neofascista e violentata per diversi giorni.

E nella storia…

-Anna Bolena, la seconda moglie di Enrico VIII, madre di Elisabetta I, fu condannata a morte dal marito perché accusata di averlo tradito. Si dice però che non era assolutamente vero, ma che in realtà il re si era solo innamorato di un’altra donna e decise di ucciderla facendole tagliare la testa.

-Giovanna D’Arco, una giovane e coraggiosa donna che guidò l’esercito francese in battaglia ribaltando l’esito della Guerra dei Cent’anni. Fu catturata dagli inglesi e bruciata sul rogo perché accusata di stregoneria.

-Artemisia Gentileschi, una grandissima pittrice italiana vissuta nel 1600. Fu violentata da Agostino Tassi, un pittore con cui lavorava e che era stato da lei più volte rifiutato. Nel processo per stupro, Artemisia fu addirittura torturata dai giudici durante la sua confessione e rischiò di perdere per sempre l’uso delle dita.

-Indira Gandhi, è stata la prima donna in India ad aver ricoperto la carica di Primo ministro. È stata uccisa nel 1984 dalle sue stesse guardie del corpo.

-Malala Yousafzai, una studentessa pakistana che si batte per il diritto all’istruzione delle donne nel mondo. Gli estremisti islamici hanno provato a ucciderla varie volte ma lei non si è mai fermata e ha anche ottenuto il premio Nobel.

Queste sono purtroppo solo alcune delle tantissime storie di violenza sulle donne.

Io sono una donna e voglio essere un esempio di coraggio, non vorrò vivere nella paura e lotterò sempre con determinazione contro la sopraffazione degli uomini nei nostri confronti; la loro forza è solo fisica e può sovrastarci, ma la nostra forza è nella mente e non si piega davanti a nulla. Lotterò contro chi non aiuta le donne che denunciano e non vengono credute, lotterò contro chi giustifica un uomo che tratta con violenza una donna fino ad ucciderla. Nessuna donna deve mai sentirsi colpevole della violenza che subisce. Per lottare è necessario che la società cambi. E’ necessario che tutti noi ragazzi e ragazze lottiamo per affermare la parità e per fare questo è necessaria l’alleanza tra donne; mi auguro infatti che noi donne saremo sempre unite nella lotta contro il femminicidio e contro ogni forma di violenza che viene perpetrata ai nostri danni. Mi auguro anche che verranno approvate pene sempre più pesanti nei confronti degli uomini che usano violenza contro le donne; questa lotta ci accomuna, è la lotta contro una società maschilista che giustifica un uomo che uccide la moglie perchè voleva lasciarlo, che condanna una donna solo perché non era vestita adeguatamente o era troppo scollata, che condanna una donna sol perchè è rimasta sola con un uomo in una stanza. Per questa giornata si è pensato a delle panchine rosse, comodi posti a sedere che siamo abituati a guardare e a utilizzare per i nostri momenti di svago e che oggi in questa giornata diventano un segno tangibile per chi ancora chiude gli occhi davanti alla violenza contro le donne. E’ davvero lodevole il lavoro di chi crea centri di ascolto per le donne e le aiuta a rifarsi una vita prima che sia troppo tardi, e sono lodevoli le manifestazioni dai tanti titoli come ad esempio “Non una di meno” tenuta a Torino a giugno 2020.  Ma le loro ceneri diventeranno terreni solidi per costruire le fondamenta della nostra nuova società se avremo tutte noi donne il coraggio di dire no, il coraggio di guardare in faccia e denunciare chi ci fa del male, di mantenere sempre il nostro sguardo vivo di vincitrici e non di vittime, se avremo il coraggi di gridare al mondo quanto valiamo tutte e “MAI NON UNA DI MENO”!

VITTORIA BONANNO 3^A