Da alcuni anni, il 27 gennaio viene vissuto in modo particolare nelle scuole e in tutto il nostro paese, infatti, una legge dello Stato italiano, allo stesso modo di quanto avviene in altri paesi d’Europa, dedica quel giorno al ricordo di tutte le vittime della deportazione nei campi di concentramento e di sterminio. Quando sono andato a visitare il campo di concentramento di Auschwitz/Birkenau, anche se ero piccolo, mi hanno colpito due frasi messe all’ingresso del campo. La prima, di Santayana, diceva in inglese che chi non ricorda la storia è costretto a riviverla di nuovo, per questo è importante celebrare il giorno della memoria per non rifare gli stessi errori, anche se l’uomo spesso dimentica, ad esempio abbiamo studiato lo sterminio degli italiani nelle foibe oppure il genocidio nel Rwanda in Africa, di cui ho letto nel libro di geografia. La seconda frase che mi ha colpito è stata quella di Primo Levi, anche questa posta all’ingresso del campo. Primo Levi parlando ai visitatori del campo diceva che il loro viaggio non doveva essere stato inutile ma doveva servire per impedire che l’odio si ripetesse. Le stesse parole le ho poi ascoltate nella poesia che abbiamo letto in classe, e mi colpisce il modo in cui si fa portavoce del dolore, che lui ha vissuto sulla sua pelle, per fare si che simili orrori non succedano mai più. Dopo avere letto in classe le testimonianze dei sopravvissuti ai campi di concentramento, soprattutto la testimonianza della Segre, la quale ha perso tutta la sua famiglia nel lager, ho compreso quanto siamo fortunati a non avere vissuto la guerra, e provato la solitudine, la paura e tutti gli altri orrori che hanno provato i deportati.
Cercherò di ricordarmene quando mi lamento per le cose materiali che non ho.
Scritto da Gabriele Tanasi classe III A